Terremoto Umbertide, Pierantonio danni al 90 per cento

Terremoto Umbertide, comincia la conta dei danni, Pierantonio danni al 90 per cento

Terremoto Umbertide, Pierantonio danni al 90 per cento

Sono tanti gli edifici risultati inagibili in seguito alle scosse di terremoto di giovedì nelle aree tra Umbertide e Perugia. A Pierantonio il 90% delle case del centro storico risulta inagibile. A fare il quadro è Stefano Nodessi Proietti, responsabile per la Regione Umbria del Governo del territorio.

Sono oltre 500 gli sfollati nell’intero cratere che comprende Pierantonio, Pian D’Assino e Sant’Orfeto. Buona parte di questi ha trovato un’autonoma sistemazione in case di amici e parenti.

Secondo il direttore regionale della prociv, Stefano Nodessi Proietti, “ci sono i numeri per la richiesta dello stato di emergenza nazionale”.

Cresce il numero di chi ha alloggiato nei ricoveri di Cva e palestre la seconda notte. Venerdì sera sono state 145 quelle che hanno dormito fuori casa, assistite nelle palestre con letti e pasti caldi dalla Protezione civile, nella notte fra venerdì e sabato e di queste, 85 hanno dormito e mangiato a Pierantonio, 41 a Sant’Orfeto e 19 a Umbertide.

Le richieste di sopralluogo inoltrate al Comune, ieri mattina erano ancora 339, 10 al momento le inagibilità accertate, di cui 7 di case private e 3 strutture pubbliche (scuola media, chiesa di san Paterniano, stazione ferroviaria).

Dopo i sopralluoghi svolti fino a questo momento nell’alta Umbria, due però sono le scuole dichiarate inagibili a Umbertide. Si tratta della primaria e della scuola media della frazione di Pierantonio. Otto classi in tutto che troveranno sistemazione in altri istituti scolastici di Umbertide, dove invece il liceo non ha subìto alcun danno.

Per fortuna dopo le verifiche tecniche, nessun problema è stato registrato all’ospedale di Umbertide, dove le attività procedono regolarmente.

Nelle zone transennate, al fine di evitare il rischio di sciacallaggio, sono state rafforzate le misure di sicurezza e i controlli da parte delle forze dell’ordine.

L’arcivescovo Ivan Maffeis scrive alla comunità diocesana esprimendo vicinanza spirituale e solidale a quanti sono stati colpiti dal terremoto

All’indomani del terremoto che giovedì 9 marzo ha colpito alcune comunità della nostra diocesi, la fase del primo soccorso, da una parte, è fatta di scale e tetti saliti per verificare la sicurezza degli edifici; dall’altra, ha il volto dell’ospitalità, allestita per offrire rifugio a quanti si sono visti costretti a lasciare la propria abitazione. Alle famiglie accolte sotto il tendone di Sant’Orfeto si aggiungono le quattro che hanno trovato una sistemazione nel nostro vecchio Seminario. Altre per paura hanno preferito passare la notte in macchina. Lungo la strada che attraversa Pierantonio – chiusa poco prima di arrivare alla chiesa – le persone guardano in silenzio le proprie case. Chi alza lo sguardo lo posa sul campanile, che le scosse hanno fatto ruotare e di cui si teme una possibile caduta. A Cenerente il danno probabilmente è ancora maggiore. Vi si aggiungono le chiese di Capocavallo, Rancolfo, Coltavolino, Prugneto, Pian d’Assino: in questi borghi il terremoto le ha rese inagibili, causandone la chiusura. In condizioni migliori appare l’Abbazia di Montecorona, per cui rimane la possibilità di celebrare nella cripta. La struttura del Villaggio Santa Caterina tutto sommato ha retto bene; sugli ospiti pesano piuttosto le conseguenze del terremoto, in termini di timore e d’insicurezza. La gratitudine, oltre che ai Vigili del Fuoco e agli uomini della Protezione civile, va agli operatori e ai volontari della Caritas, ai vicari e ai responsabili dell’Ufficio Tecnico della nostra diocesi. Alla luce del sopralluogo effettuato da questi ultimi, lunedì potranno riaprire le scuole paritarie. In questa terza domenica di Quaresima ricordiamo nella preghiera le comunità segnate dal sisma, i loro parroci, i diaconi, gli animatori: possano sperimentare, insieme al dolore, la nostra vicinanza solidale e affrontare con coraggio, dignità e fede anche questa prova. Don Ivan, Vescovo

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