Proiezione del documentario “Stai fermo lì” al Premio Città di Castello
Proiezione documentari – La XVIII edizione del Premio Letterario Città di Castello ospiterà la proiezione del documentario “Stai fermo lì”, realizzato dalla giornalista Clementina Speranza. L’opera racconta la vita di Babak Monazzami, un giovane iraniano noto in Italia per il video musicale in collaborazione con Giusy Ferreri. Il documentario offre uno spaccato della realtà iraniana, in particolare della vita di Babak, che vive un’esistenza costellata di restrizioni e repressioni. La visione del film avrà luogo giovedì 24 ottobre 2024, presso il rinascimentale Palazzo Vitelli e nella Sala Consiliare del Comune di Città di Castello.
Babak Monazzami è un giovane artista e appassionato di musica, arte e medicina naturale. Cresciuto in un ambiente dove le sue idee politiche e le sue passioni artistiche devono essere nascoste, Babak ha vissuto una gioventù difficile. Espulso dalla nazionale under 18 di calcio per non rispettare gli standard imposti dal regime, la sua storia è un emblematico esempio delle difficoltà che affrontano i giovani in Iran.
Il documentario “Stai fermo lì” ha vinto il Premio per la Pace conferito dall’Ambasciata Svizzera in Italia ed è stato presentato anche al Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli, tenutosi dal 15 al 25 novembre 2023. La proiezione a Città di Castello si articolerà in due eventi distinti: il primo, alle 10:00, sarà un incontro con le scuole, mentre il secondo, alle 17:00, presenterà una versione inedita del film, della durata di 60 minuti, al pubblico presente. Durante questi incontri, Babak e Clementina interagiranno con figure istituzionali come l’assessore alle politiche scolastiche, Riccardo Mancini, e Antonio Vella, presidente della Associazione Culturale “Tracciati Virtuali”.
Il documentario non solo racconta la vita di Babak, ma include anche alcune delle sue opere artistiche, esposte in sala. Le tele dipinte dal protagonista sono un elemento centrale della narrazione visiva, in quanto raccontano un pezzo della sua storia e della sua identità. Clementina Speranza ha sottolineato l’importanza di integrare queste opere nel racconto, per rendere l’esperienza più immersiva e personale.
Un aspetto notevole del documentario è la sua copertina, un’opera di Babak che ritrae un tappeto persiano con il suo volto stilizzato. I colori utilizzati richiamano la bandiera iraniana e sono accompagnati da versi di una poesia persiana che affrontano il tema della libertà. Questa scelta artistica non solo aggiunge un valore visivo, ma rappresenta anche il messaggio di speranza e resistenza di Babak.
La versione del documentario presentata a Città di Castello è stata già selezionata per la proiezione al Festival di Amnesty International, con sottotitoli in francese e inglese, e sarà mostrata in Corea del Sud dal 27 al 30 novembre 2024 presso il Museo di Arte Moderna di Ulsan.
La narrazione di Babak è anche una riflessione storica: all’età di tre anni, ha vissuto i bombardamenti iracheni che costrinsero la sua famiglia a cercare rifugio sulle montagne. Queste montagne rappresentano per lui un simbolo di speranza e di nostalgia, un luogo che non può più visitare se non attraverso i ricordi. La sua vita è segnata da un continuo tentativo di fuga, dovuto alle rigide regole imposte in Iran, dove la libertà è un concetto estraneo.
Dopo aver lasciato il suo paese natale, Babak si trasferisce a Milano, dove inizia una nuova vita e finalmente riesce a trovare un po’ di felicità. Tuttavia, anche qui le difficoltà non mancano. La sua ricerca di libertà lo conduce successivamente in Germania, dove affronta ulteriori sfide relative ai diritti umani, in un contesto di crescente repressione.
Clementina Speranza ha rivelato le sfide affrontate durante la realizzazione del documentario, in particolare i momenti di forte emotività di Babak, che spesso interrompevano le riprese. I ricordi dolorosi e le esperienze traumatiche del protagonista rendono difficile la narrazione, ma la regista ha deciso di includere anche momenti positivi, come il suo travestimento da Jack Sparrow, o il suo ruolo nella realizzazione di un programma di viaggi.
L’obiettivo di “Stai fermo lì” non è solo quello di informare, ma anche di provocare una riflessione profonda sul costo del silenzio e sulla necessità di ascoltare le storie di chi è costretto a lasciare la propria terra. Babak Monazzami incarna il coraggio di chi lotta per costruire un futuro migliore, e il documentario trasmette un messaggio potente di speranza e libertà.
Il Premio Letterario “Città di Castello” 2024, realizzato in collaborazione con diverse istituzioni culturali, ha registrato un numero record di partecipanti provenienti da tutta Italia e da paesi esteri come Francia, Svizzera, Germania, Turchia, e Portogallo. Questa edizione del premio, promosso dall’Associazione Culturale Tracciati Virtuali, continua a guadagnare prestigio nel panorama dei concorsi letterari, rappresentando un’importante vetrina per la cultura e la letteratura.
La cerimonia di premiazione si svolgerà il 26 ottobre presso il Teatro degli Illuminati. Durante l’evento, saranno presenti i 30 finalisti delle varie sezioni e i vincitori delle sezioni speciali. La giuria, capitanata da Alessandro Quasimodo, vedrà la partecipazione di figure illustri come Osvaldo Bevilacqua, Marino Bartoletti, Maria Borio, Salvatore Italia, Mauro Macale, Emanuela Mascherini, Luciano Monti, Benedetta Rinaldi, Marinella Rocca Longo, e Clementina Speranza. Ospite d’onore della serata sarà l’attore Piermaria Cecchini, che interpreterà brani dei vincitori.
L’interesse crescente attorno al documentario di Clementina Speranza e la partecipazione al Premio Letterario riflettono un desiderio collettivo di esplorare e comprendere storie di resistenza e libertà. La presenza di Babak Monazzami e la sua testimonianza offrono un’opportunità unica per avvicinarsi a una realtà complessa e spesso dimenticata. La proiezione e gli eventi correlati rappresentano un momento significativo per la comunità di Città di Castello e per tutti coloro che desiderano impegnarsi in un dialogo sui diritti umani e sulla cultura.
Il documentario “Stai fermo lì” si inserisce così in un contesto di sensibilizzazione e presa di coscienza, spingendo il pubblico a riflettere sulla libertà e sui diritti di chi vive in paesi dove tali valori sono negati. La storia di Babak Monazzami diventa un simbolo di speranza, un invito a non ignorare le ingiustizie e a lottare per un futuro migliore.
Gentilissimi, grazie per l’articolo. È scritto davvero bene, complimenti.
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