
Disabili e anziani coltivano integrazione e speranza insieme
A Città di Castello, in Umbria, un ampio spazio verde comunale è diventato il cuore pulsante di un progetto di integrazione e agricoltura sociale che unisce persone con disabilità e anziani. Qui, ogni settimana, pomodori, zucchine, patate, insalate e altre verdure a chilometro zero prendono vita grazie al lavoro quotidiano di un gruppo eterogeneo che ha trasformato la coltivazione in un’esperienza umana e condivisa. Si tratta degli orti sociali comunali, un’iniziativa consolidata che coinvolge oggi 124 appezzamenti da 100 metri quadrati ciascuno, gestiti secondo criteri precisi e affidati ai cittadini attraverso regolamenti puntuali.
Il progetto, gestito dalla cooperativa sociale “La Rondine a Maccarello”, si distingue per il suo impatto inclusivo e formativo. Fin dal 2013, l’organizzazione è impegnata in attività di agricoltura sociale rivolta a soggetti fragili, integrando laboratori, percorsi educativi e attività quotidiane che hanno come fulcro il rapporto diretto con la terra. Una delle realtà più rappresentative di questo impegno è costituita da Luca Varzi, Marco Bini, Giorgio Ascani e Mirko Pietosi, quattro giovani con disabilità che curano due lotti di terreno assegnati dal Comune e che ogni lunedì, martedì e giovedì si dedicano con costanza alla coltivazione di ortaggi e frutta, supportati dagli operatori Giacomo Augusto Cacciatori e Luca Montanucci.
Il loro impegno non si limita alla semplice produzione. Il lavoro nei campi è diventato per loro uno strumento di crescita personale, un’occasione per imparare nuove competenze, acquisire sicurezza e, soprattutto, costruire relazioni con gli altri ortolani, in prevalenza pensionati con lunga esperienza agricola. Il confronto generazionale rappresenta un aspetto centrale del progetto, dove il sapere degli anziani si intreccia con l’energia dei giovani, generando un circolo virtuoso di apprendimento e solidarietà.
L’attività agricola, infatti, si configura come un efficace strumento di terapia occupazionale, capace di valorizzare le abilità residue e rafforzare l’autonomia individuale. Questo valore educativo si amplifica ulteriormente attraverso il progetto “Vivo in Centro”, una sperimentazione abitativa avviata dalla stessa cooperativa. In un ambiente protetto ma realistico, i ragazzi hanno l’opportunità di imparare a vivere in autonomia, gestire piccole incombenze quotidiane, organizzare il tempo e convivere con altri coetanei. Un passaggio fondamentale nel processo di emancipazione e autodeterminazione.
I prodotti coltivati nei due appezzamenti gestiti da Luca, Marco, Giorgio e Mirko vengono in parte utilizzati per il loro fabbisogno alimentare e in parte destinati alla cooperativa di appartenenza, ma il desiderio condiviso è quello di poter presto vendere ortaggi e verdure direttamente al mercato settimanale cittadino. Una tappa che rappresenterebbe un ulteriore riconoscimento del loro impegno e una piena valorizzazione della filiera “bio-solidale” che hanno contribuito a costruire.
Gli orti sociali di Città di Castello, uno dei primi esperimenti italiani avviato già negli anni Ottanta sotto l’amministrazione dell’allora sindaco Giuseppe Pannacci, oggi portano il nome di Gualtiero Angelini, figura centrale nello sviluppo dell’iniziativa. Attualmente il terreno comunale è suddiviso in 124 lotti, 90 dei quali coltivati da uomini, in prevalenza over settanta, e 34 da donne, la cui presenza è in costante crescita. Ogni assegnazione dura tre anni, con possibilità di rinnovo, e prevede il versamento di un modesto contributo per le spese generali.
Il Comune ha recentemente deciso di esternalizzare la gestione dell’area, affidandola a “La Rondine a Maccarello”, scelta che consente di ottimizzare risorse e potenziare l’efficacia dei progetti. Due appezzamenti sono stati riservati esclusivamente a finalità sociali, dando così vita a esperienze come quella dei quattro ortolani con disabilità, esempio concreto di come l’agricoltura possa trasformarsi in strumento di coesione e riscatto personale.
A celebrare i risultati ottenuti, una merenda speciale organizzata tra gli orti, a cui hanno partecipato tutti i protagonisti del progetto. Presenti anche il sindaco Luca Secondi, l’assessora alle Politiche Sociali Benedetta Calagreti, la dirigente comunale Giuliana Zerbato e le responsabili di servizio Lorenza Scateni, Elena Mancini e Roberta Manfroni. L’incontro è stato l’occasione per sottolineare il valore dell’iniziativa, sia dal punto di vista sociale che ambientale.
Orti sociali
Attraverso questa esperienza, si afferma una visione dell’agricoltura come strumento di inclusione attiva e partecipata. I confini tradizionali tra disabilità e normalità si dissolvono, lasciando spazio a un sistema fondato sul riconoscimento del valore di ogni individuo. Nella pratica quotidiana del lavoro agricolo, si costruisce un modello in cui la diversità non è più vista come ostacolo ma come risorsa da valorizzare.
Il percorso di Luca, Marco, Giorgio e Mirko è la dimostrazione concreta di quanto l’integrazione possa diventare realtà attraverso strumenti semplici e radicati nel territorio. Il sogno di vendere i propri prodotti al mercato locale rappresenta l’ultima frontiera di un cammino già ricco di risultati. Non si tratta solo di ortaggi, ma di storie di vita che affondano le radici nella terra e fioriscono nell’incontro con l’altro.
Negli orti sociali di Città di Castello, ogni pianta coltivata racconta un’esperienza, ogni frutto raccolto è il simbolo di un piccolo traguardo raggiunto. Il terreno, affidato a chi ha voglia di rimettersi in gioco, si trasforma in un laboratorio permanente di solidarietà, in cui si intrecciano culture, generazioni e percorsi di vita differenti. Un esempio replicabile di come lo spazio pubblico possa essere gestito in maniera efficace, partecipata e generativa.
Orti sociali
L’agricoltura sociale a Città di Castello è oggi un punto di riferimento nel panorama nazionale, anche per la continuità progettuale che ha saputo garantire. La cooperativa “La Rondine a Maccarello” ha tracciato un sentiero in cui la cura della terra diventa cura della persona. L’obiettivo futuro è ora quello di estendere la filosofia che anima gli orti anche ad altri contesti della vita quotidiana, promuovendo un modello di società dove prevalgono l’aiuto reciproco, la condivisione e il rispetto.
Ogni giorno, tra i filari ordinati e le cassette colme di ortaggi, si scrive una pagina di comunità vera. Un’iniziativa che ha saputo coniugare sostenibilità ambientale, inclusione sociale e rigenerazione urbana, rendendo gli orti non solo luoghi di produzione ma veri e propri spazi di relazione, crescita e dignità.
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