
Un anno all’autista e nove mesi al datore di lavoro
Due condanne sono state emesse dal tribunale di Perugia per l’incidente mortale avvenuto nel novembre 2018 presso lo stabilimento della Ecopartner Molini Splendorini, a Calzolaro, frazione del Comune di Umbertide. Il procedimento penale ha fatto seguito al decesso di Mauro Pauselli, 54 anni, residente a Città di Castello, colpito da un muletto mentre era impegnato in attività lavorative nel piazzale dell’azienda.
La sentenza, pronunciata in primo grado, ha stabilito una pena di un anno di reclusione per l’operaio che si trovava alla guida del mezzo e nove mesi per il titolare dell’impresa. Entrambi erano stati chiamati a rispondere dell’accusa di omicidio colposo. Al termine dell’istruttoria, il giudice ha riconosciuto le attenuanti generiche e concesso la sospensione condizionale della pena, rendendo le condanne non immediatamente esecutive.
Le indagini avevano evidenziato, secondo l’accusa, diverse responsabilità nella dinamica dell’evento. In particolare, al titolare della ditta era stato contestato il mancato adempimento dell’obbligo di designare un preposto incaricato di vigilare sulle condizioni di sicurezza. Al dipendente che conduceva il carrello elevatore, invece, veniva attribuita la violazione delle prescrizioni contenute nel Documento Unico di Valutazione dei Rischi Interferenti (DUVRI), in riferimento alla gestione delle attività in presenza di lavoratori esterni.
Il fatto si era verificato mentre Pauselli, dipendente di una società esterna incaricata di forniture e trasporti, stava svolgendo operazioni di scarico merce da un automezzo pesante. Durante le manovre nel piazzale esterno dell’azienda, era stato investito da un muletto in transito condotto da un lavoratore della Ecopartner. Le lesioni riportate includevano una grave frattura al femore e traumi da schiacciamento in più aree del corpo. L’uomo era stato immediatamente soccorso e trasportato presso l’ospedale di Perugia, dove era deceduto alcune ore dopo il ricovero, a causa delle complicazioni derivanti dai traumi interni.
Il procedimento giudiziario si è sviluppato lungo un arco temporale di oltre cinque anni, durante i quali sono stati ascoltati testimoni, consulenti tecnici e soggetti coinvolti nella gestione della sicurezza del sito produttivo. Le indagini avevano ricostruito la sequenza degli eventi, accertando che le procedure di coordinamento tra le ditte coinvolte erano carenti e che l’area di manovra presentava criticità in termini di sicurezza operativa.
Nel corso del processo, le difese degli imputati, rappresentate dagli avvocati Michele Bromuri, Francesco Falcinelli e Stella Rossi, avevano sollevato dubbi sull’effettiva riconducibilità delle responsabilità ai loro assistiti. Le tesi difensive si erano concentrate sulla presunta imprevedibilità dell’accaduto e sull’adeguatezza delle misure preventive adottate dall’azienda, contestando la sussistenza degli estremi dell’imputazione per omicidio colposo. Inoltre, è stata sottolineata l’assenza di un nesso diretto tra le presunte omissioni e l’evento letale.
La decisione del giudice ha tuttavia confermato, seppur in forma attenuata, la rilevanza delle violazioni contestate e la loro incidenza sul tragico epilogo dell’incidente. La pena inflitta è stata contenuta, anche alla luce del riconoscimento delle attenuanti generiche e del comportamento collaborativo degli imputati nel corso del procedimento.
La motivazione completa della sentenza sarà depositata nei prossimi giorni e potrà rappresentare il presupposto per un eventuale ricorso in appello da parte delle difese. Le parti coinvolte attendono ora il testo integrale del provvedimento per valutare se ricorrere presso la Corte d’Appello di Perugia, con l’obiettivo di ottenere una revisione della decisione di primo grado.
Il caso ha attirato l’attenzione pubblica e istituzionale per le implicazioni legate alla sicurezza nei luoghi di lavoro, in particolare quando sono coinvolte più aziende operanti in spazi comuni. L’episodio ha posto l’accento sull’importanza di una rigorosa applicazione delle normative in materia di prevenzione degli infortuni e sulla necessità di una gestione più scrupolosa della sicurezza nelle attività di logistica e movimentazione merci.
L’intervento giudiziario si inserisce in un contesto più ampio di crescente attenzione alla responsabilità penale per gli incidenti sul lavoro, che negli ultimi anni ha visto un incremento dei procedimenti giudiziari volti ad accertare eventuali negligenze nella tutela dell’incolumità dei lavoratori. Il decesso di Mauro Pauselli rappresenta, in questo senso, un tragico monito sulla centralità delle misure di sicurezza in ambienti produttivi ad alta complessità operativa.
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