
da Umbertide Cambia
“La vendita dell’A.i.Met è un vero e proprio tradimento nei confronti dei cittadini”. Claudio Faloci, capo gruppo di Umbertide cambia è chiaro nella valutazione, come pure nelle argomentazioni che stanno alla base del voto contrario di Umbertide cambia sulla delibera che prevede le dismissioni delle quote A.i.Met. di proprietà dei Comuni di Umbertide, Montone e San Giustino. “Proviamo a rispondere ad alcune domande”, afferma Faloci. “Perché è nata A.i.Met.?
L’azienda è un patrimonio di tutta una comunità e di una Amministrazione comunale che, già 40 anni fa, ha saputo precorrere i tempi investendo nella rete di distribuzione e nella gestione diretta del servizio. A.i.Met. è dunque nata per dare un servizio primario alla comunità, per tutelare i cittadini, evitando speculazioni.
Gli stessi vertici dell’Azienda spiegano come l’obiettivo sia l’approvvigionamento per i privati, le piccole e medie imprese, le comunità, che spesso non vengono prese in considerazione dalle grandi società per mancanza di convenienza. La decisione dovrebbe andare allora nella direzione di sviluppare la competitività dell’azienda, la sua efficacia, appunto a garanzia della comunità locale. Non vendere.
Tanto più se questa attività commerciale si integra in maniera virtuosa al possesso ed alla gestione delle reti di distribuzione, che per 10 anni saranno ancora affidate in convenzione alla Multiservice, azienda a totale partecipazione pubblica. Insomma un modello di gestione all’avanguardia, che, anche grazie all’impegno dei dipendenti ed alla capacità manageriale del socio privato, funziona”.
Perché dunque vendere, a maggior ragione,sottolinea il capo gruppo di Umbertide cambia, se non c’è un obbligo? “Perché, ci si dice, una strategia commerciale espansiva comporta investimenti ed un rischio d’impresa che una pubblica amministrazione non si può permettere. Ma una strategia commerciale si può condividere. Può coinvolgere altri Comuni. Si possono stabilire intese commerciali piuttosto che acquisizioni. Oppure la società privata che partecipa A.i.Met., se vuole, può attuarla autonomamente”.
“E’ dunque una scelta politica che questa Amministrazione avrebbe dovuto fare prima di attivare il percorso di dismissione. Emerge invece – spiega Faloci – una volontà di disfarsi di quella che la stessa perizia di stima definisce una società sana. Una società strategica, che si vorrebbe mettere sul mercato senza un’esatta cognizione di quelle che saranno poi le future politiche aziendali, sia per quanto riguarda il personale, sia per quanto riguarda le conseguenze sull’utenza stessa.
Quello che chiediamo, prima di procedere a dismissioni affrettate, è la presentazione e la discussione di un serio programma che affronti la questione analizzando, oltre al dato normativo vigente, anche gli scenari futuri e le vere esigenze di Umbertide, sia in termini finanziari che di politiche economiche e di sviluppo locale.
Tenendo conto dell’intero portafoglio di partecipazioni in possesso dell’Amministrazione e dei servizi produttivi (Multiservice, Prosperius, farmacie, centrale idroelettrica), evidenziando in modo trasparente una visione politica d’insieme sull’argomento.
Emerge, invece, la volontà di disfarsi di quello che è un gioiello di famiglia in modo affrettato e poco convincente, quasi che le necessità sempre più stringenti di bilancio, che trovano ulteriore conferma nella rinnovata richiesta di anticipazione di cassa per il 2015, non diano spazio ad altre soluzioni”
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