
I legali chiedono la protezione del Ministero per il detenuto
I rappresentanti legali di Davide Pecorelli hanno sollevato forti preoccupazioni riguardo alle condizioni di detenzione del loro assistito in Albania, appellandosi direttamente al Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Antonio Tajani. Gli avvocati Massimo Brazzi e Andrea Castori hanno informato il Ministro tramite una lettera, sottolineando che la situazione di Pecorelli, che sta scontando una pena di quattro anni di reclusione per truffa, profanazione di tombe e ostacolo alla giustizia, è “allarmante”.
Consegnato alle autorità albanesi l’8 maggio, l’ex imprenditore si troverebbe in una camera di detenzione di soli 16 metri quadrati, condivisa con altri otto detenuti. Oltre a condizioni igieniche precarie, con la presenza di topi nel bagno, la struttura mancherebbe di acqua corrente. Questa situazione, secondo i legali, mette a serio rischio la salute fisica e mentale del loro assistito, ledendo i suoi diritti fondamentali a una vita dignitosa e non umiliante.
Già il mese scorso, Pecorelli aveva denunciato la sua condizione attraverso un regime di sottoalimentazione, sospeso solo di recente, per protestare contro le lentezze e le modalità della giustizia albanese.
La lettera al Ministro evidenzia anche un grave ritardo procedurale. Grazie all’intervento dell’associazione “Avvocati del Popolo”, l’imprenditore è riuscito a ottenere le motivazioni del provvedimento di convalida dell’arresto, emesso dalla Corte d’Appello di Tirana il 9 maggio 2025. Tuttavia, queste motivazioni sono state rese disponibili solo di recente, pregiudicando la possibilità di impugnare il provvedimento nei tempi previsti. Questo ritardo ha prolungato la sua detenzione senza che potesse attivare tempestivamente un ricorso legale.
Brazzi e Castori sollecitano il Ministero a intervenire per garantire che i diritti fondamentali del detenuto siano ripristinati e che sia assicurato un processo equo dinanzi alla Corte d’Appello di Tirana.
Un’ulteriore opzione, secondo i legali, potrebbe essere quella di concedere a Pecorelli una misura meno restrittiva. A loro avviso, l’ex imprenditore avrebbe la possibilità di un domicilio sicuro presso l’abitazione della moglie a Valona. Questa soluzione consentirebbe di alleggerire la misura cautelare, garantendo al contempo le esigenze del processo in corso. La richiesta al Ministro, scrive Walter Rondoni su Il Messaggero, è quindi di promuovere le iniziative necessarie per proteggere il cittadino italiano e assicurare il rispetto delle sue prerogative legali e umane. La situazione di sovraffollamento e le condizioni sanitarie precarie del carcere sollevano serie questioni sui trattamenti inflitti ai detenuti.
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