Orologio Palazzo Podestà, scatti e storia nel cuore cittadino

Orologio Palazzo Podestà, scatti e storia nel cuore cittadino

Restauro, ritorno al suono e fascino per turisti e residenti

L’orologio a due quadranti sulla facciata del Palazzo del Podestà continua a richiamare turisti e residenti, diventando uno dei punti più fotografati della città, con il suo fascino che resiste nel tempo. Questo antico meccanismo domina Piazza Matteotti, trasformandosi in sfondo privilegiato per fotografie e selfie di visitatori italiani e stranieri, nonché per scatti di gruppo dei tifernati, mantenendo un ruolo centrale nell’immagine urbana.

Da oltre un anno, grazie all’impegno dell’Associazione Cardiopatici Alta Valle del Tevere in collaborazione con il Comune, l’orologio ha ripreso a scandire le ore, tornando a essere funzionante e preciso. L’intervento di ripristino ha consentito alla città di riappropriarsi del suono delle ore, reintroducendo anche la suoneria della campana che mancava da tempo, mentre il sistema automatico regola il passaggio tra ora legale e solare, garantendo una continuità operativa anche in caso di interruzione di corrente.

Il meccanismo dell’orologio pilota, ogni sessanta secondi, invia un impulso di cinque secondi ai due quadranti esterni, tramite ingranaggi in bronzo che regolano la rotazione delle lancette delle ore e dei minuti. La configurazione attuale vede il quadrante di sinistra suddiviso in dodici settori per le ore, mentre quello di destra in sei settori per indicare i minuti. Un terzo quadrante, posizionato tra i due principali, segna la direzione del vento grazie a una banderuola regolatrice, conservando una funzione simbolica e pratica per chi osserva la piazza.

Nel corso del tempo, la configurazione dell’orologio ha subito diverse modifiche, come testimoniato da stampe e fotografie d’epoca. Nel 1892, la disposizione era simile a quella attuale, mentre una foto del 1920 dell’Archivio Tacchini mostra il quadrante di sinistra a dodici ore e quello di destra a ventiquattro ore secondo il sistema italico. Negli anni Trenta, il palazzo ospitava un unico quadrante centrale con due lancette, per poi tornare alla configurazione a due quadranti negli anni Settanta, ristabilendo la connessione con la storia cittadina.

Il ritorno al pieno funzionamento è stato possibile grazie al sostegno dell’associazione e all’amministrazione comunale, che hanno condiviso l’obiettivo di restituire alla comunità un simbolo della città. L’orologio rappresenta un riferimento temporale e identitario per la cittadinanza, osservando dall’alto i ritmi della vita quotidiana e diventando parte della memoria collettiva, richiamando il rispetto dei tempi familiari e degli impegni personali.

Turisti e cittadini restano affascinati dal doppio quadrante, che con la sua presenza imponente stimola la curiosità di chi attraversa la piazza, creando un momento di sosta per osservare e immortalare un frammento di storia cittadina. I visitatori, sorpresi dalla presenza dei due quadranti e del terzo piccolo quadrante della rosa dei venti, spesso cercano spiegazioni da chi frequenta abitualmente la piazza, lasciandosi coinvolgere dal fascino del monumento che racconta il trascorrere del tempo.

L’architetto Francesco Rosi, che ha documentato le caratteristiche dell’orologio, ricorda come il quadrante di sinistra segni attualmente le ore, mentre quello di destra indichi i minuti, azionati da due motori elettrici separati. In passato, il quadrante sinistro indicava l’ora francese, introdotta nello Stato Pontificio nel 1846, mentre quello destro segnava l’ora romana, analogamente ad altri quadranti presenti in città, come quelli dell’Ospedale Vecchio, del Monte di Pietà in via Marconi e del seminario vescovile, oltre a quello scomparso della chiesa di Sant’Antonio in piazza Gioberti.

Il recupero del suono e del funzionamento dell’orologio è stato accompagnato dall’installazione di un telebattente sulla campana, permettendo alla suoneria di essere gestita in base alle esigenze e mantenendo una funzione simbolica di richiamo nella piazza. La gestione della suoneria e del sistema automatico, completamente elettronico, consente al meccanismo di operare con precisione, garantendo l’autonomia fino a 365 giorni anche in assenza di alimentazione, con un sistema di recupero automatico all’avvio della corrente.

Il ritorno del suono dell’orologio ha segnato il recupero di un elemento che scandisce i ritmi giornalieri della comunità, contribuendo a mantenere vivo il legame tra la città e i suoi simboli storici. La campana ripristinata, con il suo rintocco, richiama l’attenzione su scadenze, appuntamenti e momenti di transizione della giornata, rinforzando il rapporto tra la dimensione collettiva del tempo e le vite individuali che si muovono all’interno della piazza.

La presenza dell’orologio, con i suoi due quadranti e il quadrante della rosa dei venti, continua a caratterizzare il paesaggio urbano di Città di Castello, inserendosi nelle abitudini dei cittadini che, quotidianamente, attraversano la piazza sotto il suo sguardo silenzioso e costante. Le fotografie scattate dai visitatori contribuiscono a diffondere l’immagine dell’orologio anche al di fuori dei confini cittadini, confermando il valore di questo elemento come patrimonio visivo e storico.

Il restauro e la rimessa in funzione dell’orologio rappresentano non solo un recupero estetico, ma anche un gesto di attenzione verso la memoria storica della città, riconoscendo il valore di simboli che raccontano la continuità tra passato e presente. La collaborazione tra cittadini e istituzioni si è dimostrata efficace per la valorizzazione di un elemento che, con il suo ticchettio discreto, accompagna la vita cittadina con regolarità, offrendo un punto di riferimento temporale visibile a chi transita nella piazza.

Il ripristino ha permesso di restituire alla città un orologio che non è solo un elemento decorativo, ma un monumento attivo, capace di mantenere viva la tradizione e il rispetto per il tempo, ricordando che la cura del patrimonio storico contribuisce a rafforzare l’identità collettiva. I turisti che fotografano l’orologio, attratti dalla sua imponenza e dalla peculiarità dei due quadranti, si fanno testimoni di una bellezza che continua a esercitare un fascino discreto ma potente.

La Piazza Matteotti, con l’orologio del Palazzo del Podestà, resta così un luogo in cui il tempo non è solo un concetto astratto, ma un elemento concreto che scandisce le ore e diventa parte della quotidianità, testimoniando la vitalità di una città che sa valorizzare i propri simboli. L’orologio, tornato a funzionare, si inserisce nella vita cittadina come presenza vigile, capace di segnare con discrezione il trascorrere del tempo, accompagnando i cittadini tra impegni, incontri e ritorni, con un rintocco che diventa segnale di vita.

Il monumento, con la sua presenza storica e la funzione pratica, rappresenta un riferimento costante per la città, continuando a suscitare interesse e curiosità, confermandosi come uno degli elementi più fotografati dai visitatori che desiderano conservare un ricordo del loro passaggio a Città di Castello. L’orologio, con i suoi meccanismi interni che regolano le lancette, mantiene viva la tradizione di un tempo misurato con precisione, diventando simbolo di un’identità cittadina che trova nella piazza il suo cuore pulsante.

Il suono delle ore, ripristinato grazie all’impegno condiviso tra associazione e amministrazione, restituisce alla comunità un elemento familiare, segnando momenti di pausa e ripresa durante la giornata, mentre le fotografie scattate dai turisti confermano l’orologio come icona visiva della città, che, con i suoi quadranti, continua a rappresentare una presenza storica e affascinante, rimanendo parte integrante dell’immagine urbana e della memoria collettiva.

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