Minacce per bandiera palestinese, caso in Parlamento

Minacce per bandiera palestinese, caso in Parlamento

Solidarietà alla pizzeria Fez, indagini in corso

Indagini in corso dopo che una pizzeria di Città di Castello è stata bersaglio di gravi minacce per aver esposto una bandiera palestinese. Il titolare del locale, Fabrizio Duca, ha ricevuto una lettera anonima redatta in ebraico con contenuti intimidatori. Il gesto ha destato una forte reazione da parte di esponenti di Alleanza Verdi e Sinistra, che hanno espresso piena solidarietà e denunciato pubblicamente l’accaduto.

Elisabetta Piccolotti, deputata umbra di Avs, ha portato la vicenda all’attenzione delle istituzioni, annunciando un’interrogazione parlamentare al ministro dell’Interno. L’obiettivo è garantire che il caso venga trattato con la dovuta serietà e che si faccia luce sull’identità dei responsabili. “Nulla deve essere trascurato”, ha affermato.

Nei giorni scorsi, una delegazione composta dall’assessore regionale Barcaioli, dai consiglieri Ricci e Falistocco – tutti esponenti di Avs – ha fatto visita al locale per sostenere pubblicamente il ristoratore. La cena presso la pizzeria Fez, a fianco degli attivisti locali, ha voluto rappresentare un gesto concreto contro l’intimidazione.

Il motivo dell’aggressione risiede nella scelta del proprietario di esprimere vicinanza alla popolazione palestinese, in un momento storico segnato dalla violenza nella Striscia di Gaza. Un gesto di impegno civile che, secondo Piccolotti, non può e non deve diventare motivo di minacce o atti persecutori.

La parlamentare ha ricordato che le forze dell’ordine stanno già conducendo indagini sull’accaduto. Tuttavia, l’azione politica di Avs proseguirà in parallelo, affinché la solidarietà a chi manifesta dissenso pacifico non sia stroncata dalla paura.

L’episodio è destinato a far discutere anche a livello nazionale. In un contesto di forti tensioni internazionali, la bandiera palestinese è diventata in molti casi simbolo di dissenso e sostegno umanitario, ma anche oggetto di polemiche e repressioni.

Avs ribadisce che nessuna espressione non violenta può essere criminalizzata, soprattutto quando nasce da una presa di posizione contro la sofferenza e le ingiustizie in atto.

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