Ceramica sudafricana protagonista a TazzinArt 2025

Ceramica sudafricana protagonista a TazzinArt 2025

Sette artisti da Cape Town portano le loro opere in Umbria

Sette ceramisti provenienti da Cape Town sono i protagonisti della seconda edizione di TazzinArt, rassegna artistica che si svolge a Città di Castello, in Umbria. Dopo l’apertura del dialogo tra le due città avvenuta nel 2024, grazie alla ceramista Monica Monaia, il legame si consolida con un’esposizione collettiva che omaggia la ceramica sudafricana contemporanea.

TazzinArt si era già affacciata a Cape Town nel novembre 2024, in occasione del festival della cucina e cultura italiana, portando con sé le premesse di una collaborazione fondata sull’incontro tra pratiche artistiche e scambi interculturali. L’edizione 2025 apre dunque con un focus su sette artisti sudafricani, ognuno portatore di una ricerca originale che intreccia spiritualità, appartenenza, memoria e sperimentazione formale.

Al centro dell’attenzione vi è Chantell Lungiswa Joe, ceramista originaria della Provincia del Capo Orientale e residente a Langa, storica township di Cape Town. Il suo lavoro nasce dall’intreccio fra radici Khoi e influenze culturali sudafricane, dando vita a superfici smaltate e forme danzanti che richiamano movimenti, gesti e connessioni. Fondatrice dell’Inxwala Slow Market, progetto che promuove agricoltura e imprenditoria femminile nelle township, Joe considera la ceramica una pratica di ascolto e identità corporea.

Sikho Mququ, nato a Mthatha, presenta opere che riflettono il suo legame con la terra natale. Le sue ceramiche, spesso a forma di contenitore, sono omaggi alla vita rurale e alla figura femminile africana, custode del focolare. Le sculture di mucche utilizzate come coperchi diventano simboli di protezione e appartenenza. Mququ, educatore e scultore, traduce la sua poetica in manufatti plastici ricchi di materia e significato.

Con la linea Zulu Goth, Sandile B. Cele fonde tradizione e innovazione. Nato a Umlazi e fondatore dello SBC Design Studio, Cele costruisce oggetti che incrociano motivi Zulu con suggestioni gotiche. Le sue opere sono frutto di una riflessione sulla spiritualità e sul cambiamento, realizzate con una cifra stilistica che attraversa il confine tra il rituale e l’iconico.

Dalla costa occidentale del Sudafrica proviene Kate van Putten, specializzata nell’uso della porcellana intagliata a mano. Le sue tazze, ciotole e vasi narrano frammenti di storie personali e collettive, evocando una dimensione lirica e sospesa. Van Putten ha conquistato l’interesse anche del pubblico europeo, con esposizioni in città come Rotterdam.

La ceramica come pratica comunitaria è l’approccio di Jenny Chadwick, fondatrice di Kommetjie Ceramics. Dopo una formazione in Olanda e una carriera nella comunicazione, Chadwick ha trovato nella lavorazione dell’argilla uno spazio di creazione collettiva. Conduce corsi e progetti a Cape Town, e ha guidato l’associazione Ceramics Southern Africa per la regione del Capo Occidentale dal 2022 al 2025. Il suo lavoro include sia oggetti funzionali sia pezzi scultorei.

Tra i partecipanti anche Busta Boltoon, artista che proviene dal mondo del tatuaggio e che da tre anni sperimenta con la ceramica. Le sue creazioni coniugano iconografie del tatuaggio contemporaneo e forme ceramiche tradizionali, trasformando ogni pezzo in una superficie narrativa. Lo stile audace di Boltoon si distingue per la forza simbolica e la riflessione sul corpo come spazio sacro e comunicativo.

Completa il gruppo Peter Jacobs, ceramista, mosaicista e insegnante originario del Transkei. Dopo gli studi al Cape College e la collaborazione con lo Spier Arts Trust, Jacobs ha messo al centro della sua pratica la trasmissione del sapere. Le sue opere, realizzate per gallerie e collezionisti internazionali, testimoniano l’importanza della formazione artistica come strumento di emancipazione e coesione.

L’edizione 2025 di TazzinArt si configura così come un punto d’incontro tra culture e percorsi individuali. La ceramica, in questa cornice, si rivela veicolo di narrazione, identità e trasformazione. Le opere degli artisti ospiti raccontano storie stratificate, in cui convivono memoria ancestrale e urgenze contemporanee.

Il progetto, curato da Lorenzo Fiorucci, si propone di restituire dignità e visibilità a un linguaggio artistico spesso relegato ai margini, rivelando la complessità e la vitalità della scena sudafricana. Ciascun artista porta con sé una visione precisa, frutto di esperienze personali, tensioni sociali e ricerche estetiche che si riflettono nella materia lavorata a mano.

L’iniziativa è anche un invito a superare barriere geografiche e culturali, favorendo il dialogo tra tradizioni differenti e valorizzando il ruolo dell’artigianato come espressione del sé e della collettività.

A Città di Castello, la ceramica sudafricana assume dunque il ruolo di ambasciatrice silenziosa ma potente di un continente in trasformazione, dove l’arte è strumento di resistenza, bellezza e consapevolezza. In questa cornice, ogni oggetto modellato diventa testimone di storie che attraversano confini, aprendo varchi verso nuove forme di comprensione e relazione.

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