
Alessandro Volpi se ne è andato a soli 53 anni. La tragica notizia non è di quelle che possono definirsi un fulmine a ciel sereno, eppure l’improvviso precipitare degli eventi lascia quasi una sensazione di incredulità perché tante erano state le battaglie da lui combattute contro la malattia da far sembrare che un’aura di invincibilità l’accompagnasse. Purtroppo così non era, così non poteva essere, così non è stato.
In una tristissima serata di fine giugno Alessandro Volpi se ne è andato a soli 53 anni e tanti sono stati coloro che in questi giorni hanno voluto rendere omaggio alla salma composta nella camera ardente del nosocomio tifernate ed unirsi al dolore dei familiari nel corso del rito funebre celebrato lunedì pomeriggio a Città di Castello prima che, in linea con le sue ultime volontà, il corpo venisse cremato.
La scoperta da parte di Alessandro della sua sieropositività al virus dell’Hiv risale alla metà degli anni ’90, con un dramma personale che fa esplodere un caso che travalica i confini locali.
Ne scaturisce anche un’intricata vicenda che invade aule giudiziarie ed assemblee legislative, ma soprattutto nasce in Alessandro la volontà di impegnarsi in una battaglia personale (contro la malattia e, parallelamente, contro pregiudizi e discriminazioni) che lo porta a diventare personaggio pubblico, con la sua storia che finisce sotto i riflettori dell’opinione pubblica di tutt’Italia (si ricorda, tanto per citarne una, la sua partecipazione ad un’ormai lontana puntata del “Maurizio Costanzo show”).
La lotta contro la malattia è dura e difficile ma Alessandro (anche con iniziative che non mancano di suscitare clamore) si batte affinché, a lui ed a tutti coloro che si trovano nelle sue condizioni, vengano assicurati gli strumenti per poterla combattere.
Decide di fondare l’A.S.Sida, un’associazione di volontariato della quale è stato ininterrottamente presidente ma soprattutto anima e motore pulsante. Finalità della stessa (come si legge nel registro regionale del volontariato, nel quale è iscritta dal settembre 2002) è di “fornire aiuto ed assistenza alle persone colpite da Aids ed Hiv, assicurare informazione e tutela circa la malattia rivolta all’infanzia ed all’adolescenza, collaborare con le strutture pubbliche esistenti, individuare carenze ad abusi in riferimento alle leggi vigenti ed intervenire in modo solidale nei confronti dei malati”.
Parole che non sono rimaste sulla carta, ma che l’associazione ha cercato di mettere in pratica da un lato con un capillare lavoro di informazione e sensibilizzazione che ha avuto nel mondo della scuola un interlocutore privilegiato e che si è estrinsecato in una pluralità di iniziative, convegni e momenti di confronto e dall’altro, in maniera meno visibile ma non certo con minor rilevanza, nel conforto, nell’assistenza e nell’appoggio fornito in occasione di drammatiche vicende personali.
Un impegno sociale che è sempre andato in parallelo con la sfida personale che Alessandro era chiamato a combattere, con le innumerevoli complicazioni che la malattia comportava. L’ultima, correlata ad un tumore al fegato, si è portato via Alessandro, che ha però negato all’avverso destino la soddisfazione di vedergli sventolare bandiera bianca.
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