
A Città di Castello opere dal segno aperto e senza confine
Dal 12 giugno al 19 luglio 2025, la Pinacoteca Comunale di Città di Castello accoglie la mostra “Segni senza confine”, dedicata all’opera di Giulia Napoleone, artista considerata figura centrale dell’arte astratta italiana. L’iniziativa, curata da Lorenzo Fiorucci e promossa dall’assessorato alla cultura del Comune, si inserisce nel contesto di una riflessione culturale che interpreta il tema del confine come spazio da superare attraverso l’arte.
In un tempo segnato dalla riemersione di barriere fisiche e ideologiche, l’esposizione si pone come opposizione visiva e concettuale a ogni forma di frammentazione. Le opere di Napoleone – disegni, olii, inchiostri, pastelli, incisioni e libri d’artista – compongono un itinerario che evoca apertura e meditazione, affidando al segno un valore non delimitante ma espansivo.
Il percorso espositivo propone una selezione rappresentativa della produzione dell’artista, dalla grafica al colore, dai primi lavori fino alle recenti tele in blu. I tratti distintivi del suo stile emergono nella sintesi tra rigore formale e tensione poetica, in un linguaggio che sfugge a etichette, attraversando suggestioni naturalistiche e cosmiche.
Le opere in mostra restituiscono una parabola coerente che unisce ricerca personale e profondità espressiva. Le incisioni testimoniano una fase di studio tecnico; gli inchiostri esaltano la leggerezza del gesto; i pastelli introducono gamme tonali intime; le pitture a olio mostrano una scrittura della luce che si fa riflessione sul tempo.
Un focus particolare è riservato ai libri d’artista, che documentano l’interazione tra parola e immagine, tra grafia e visione. In questi lavori, realizzati in tiratura limitata e con attenzione artigianale, Napoleone affianca la pratica calligrafica a quella pittorica, componendo oggetti in cui l’unità espressiva è al centro.
L’allestimento, affidato a Guido Pacchiarotti, valorizza gli ambienti rinascimentali della Pinacoteca, sede storica che ospita anche opere di Raffaello, Signorelli, De Chirico e De Pisis. L’organizzazione è stata curata dall’ufficio cultura con il coordinamento di Sara Scarabottini, mentre il progetto complessivo è stato promosso dall’assessore alla cultura Michela Botteghi.
Un catalogo accompagna l’esposizione, con testi critici di Lorenzo Fiorucci, Bruno Corà e Luigi Lambertini, a completamento di un’iniziativa che intende restituire il valore del segno come apertura verso l’ignoto e lo spirituale, in un presente che chiede nuovi orizzonti di senso.
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