
Centro culturale islamico Umbertide, Sindaco Locchi fa alcune precisazioni UMBERTIDE – In risposta agli articoli di stampa da parte delle forze politiche di opposizione sulla questione del centro culturale islamico e della lettera che il sindaco Marco Locchi ha fatto pervenire al Ministro degli Interni Marco Minniti, il Sindaco intende fare alcune precisazioni.
“Sembra che le forze di opposizione facciano finta di non capire e si meraviglino per le iniziative che l’Amministrazione comunale prende nell’interesse della collettività. Le posizioni espresse nella lettera al Ministro non sono posizioni dell’ultim’ora e scopiazzate da quelle dei partiti di opposizioni. Come essi sanno, anche se fanno finta di non saperlo, fin dall’inizio l’Amministrazione Comunale si è posta il problema di una corretta gestione del centro per togliere qualsiasi ombra che arrecasse preoccupazione tra la popolazione.
E’ da più di un anno che è stata posta la questione di una convenzione, o meglio di un “Patto di cittadinanza”, tra l’Amministrazione Comunale e la comunità islamica; sono state numerose le occasioni nel corso delle quali se ne è parlato,in ultimo nella commissione consiliare appositamente convocata e precedentemente nel consiglio comunale del 22 settembre scorso, dove, in risposta ad una interrogazione, il Sindaco faceva presente che era necessario continuare il percorso già intrapreso che prevede momenti di dialogo con la comunità musulmana, le associazioni del territorio, i cittadini, i consigli di quartiere.
Partendo da una base già discussa oltre un anno fa con la Comunità Islamica per arrivare alla definizione di un patto, come già fatto da altri comuni, i quali lo hanno sottoscritto da tempo per stabilire i rapporti tra le comunità islamiche e l’amministrazione, anche su punti fondamentali quali la lingua da utilizzare nei sermoni, la provenienza dei fondi, ecc..
Si ribadisce che tutto questo era stato detto dal Sindaco nel consiglio comunale del 22 settembre e successivamente nella commissione consiliare anche se le opposizioni fanno orecchie da mercante, facendo finta di non aver sentito, o giocando su una errata interpretazione dei titoli di giornale.
Questa era e resta la nostra linea. Non c’è nessuna ambiguità né incertezza nel nostro comportamento. Abbiamo sempre detto che per dare più forza al Patto, soprattutto per quanto riguarda gli aspetti più delicati come la tracciabilità finanziaria dei contributi e i sermoni in lingua italiana, sarebbe stato importante che fossero stabilite ufficialmente delle linee guida a livello nazionale.
Per questo il Sindaco ha scritto al Ministro che poi ha incontrato personalmente; e anche per ribadire che la nostra è una realtà che ha saputo gestire sempre bene le questioni della immigrazione e della integrazione e quindi non dobbiamo preoccuparci della costruzione di un Centro Culturale Islamico, tenuto conto che già oggi esiste un luogo (poco dignitoso) dove la comunità musulmana locale si ritrova da anni. Questo nuovo centro dovrà essere gestito bene, stabilendo criteri chiari e condivisi e soprattutto con tanta trasparenza e partecipazione.
E quindi la sottoscrizione del Patto a livello nazionale fra le associazioni del tavolo islamico e il Ministero degli Interni, finalmente avvenuta nella giornata del 31 gennaio 2017, che richiama prima di tutto il principio supremo di laicità dello Stato quale “garanzia della libertà di religione in regime di pluralismo confessionale e culturale”, rappresenta un punto di svolta fondamentale. Il Ministro ha dichiarato: “Abbiamo firmato con le associazioni del tavolo islamico italiano un importantissimo documento, cruciale, che riguarda il presente e il futuro dell’Italia attraverso il dialogo interreligioso”.
Un patto che si basa su numerosi articoli della nostra costituzione e che verrà interamente recepito all’interno del nostro Patto di Cittadinanza. Il patto nazionale prevede, fra l’altro, agli art. 8,9,10 di rendere pubblici i nomi e i recapiti degli Imam, di adoperarsi affinchè il sermone del venerdì sia svolto o tradotto in italiano, di assicurare la massima trasparenza nella gestione e documentazione dei finanziamenti ricevuti dall’ Italia e dall’ Estero e di proseguire nell’azione di contrasto dei fenomeni di radicalismo religioso. Il Patto prevede inoltre tutta una serie di azioni volte a favorire incontri e dibattiti pubblici tra le istituzioni e i musulmani in tema di cittadinanza attiva, dialogo interculturale e contrasto all’islamofobia, al fondamentalismo, ecc.
Concetti questi che non sono appannaggio delle opposizioni, le quali oggi provano a rivendicare, in modo totalmente strumentale, concetti alla base di un percorso condiviso fra le associazioni islamiche e lo Stato italiano e che hanno trovato conferma nel patto. Concetti, come già detto, emersi già in altre occasioni: consigli comunali, commissione dove si è discusso, prendendolo ad esempio, del Patto di cittadinanza di Firenze dove alcuni di questi concetti sono presenti e ben rimarcati.
Non ci sono segni di schizofrenia, ma semplicemente un percorso lineare che, grazie anche alla grande esperienza della nostra città in tema di immigrazione, può veramente portare, attraverso anche la sottoscrizione del patto di cittadinanza che ricomprenda il patto nazionale, ad un esempio di buona gestione del centro di Umbertide. Da questo nasce anche l’invito per il Ministro, in quanto siamo convinti che nella nostra città ci siano tutte le condizioni e i presupposti per continuare fare bene anche in un settore delicato come questo.
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