
In mostra contemplazione e meditazione
di RitaPaltracca
Ultimi giorni per visitare la mostra “Trame. Pittura e Kimono” a Città di Castello dell’artista giapponese Chigusa Kuraishi ospitata nella Sale del Podestà (Piazza Matteotti), nel cuore del centro storico della cittadina dell’Alto Tevere.
Una esposizione carica di simbologia che intreccia l’arte pittorica di Chigusa con la sua terra madre, il Giappone. Le sue tele sono calde di colori, di simboli, di materia, sono opere che parlano, raccontano e ispirano e ognuno di esse ha un preciso significato. Le trame delle opere sono come i fili del tessuto dei kimono si intrecciano tra loro e creano armonia e contemplazione.


Un motivo ricorrente delle sue opere è Ensō (円相), un simbolo ricco di significati: rappresenta il cerchio, l’illuminazione, la forza e l’universo. Nella tradizione zen, l’ensō è un cerchio tracciato con un solo gesto, eseguito in un respiro unico e senza correzioni, con pennello e inchiostro giapponese Sumi, una particolare china composta da colla e fuliggine, ricavata dalla combustione di resina vegetale, estratta da alberi di camelia, di pino e di lacca che personifica il vuoto e l’infinito, ciò che non ha né inizio né fine.
Inoltre, in esposizione dei bellissimi quanto pregiati kimono, diversi tra loro, dipinti a mano, colorati o totalmente neri, con tessuti antichi (la sua nonna aveva una coltivazione di bachi da seta) che rendono gli spazi ancora più affascinanti. Il kimono, tradizionale abito giapponese, simbolo di eleganza, ritualità e identità culturale. Composto da un unico pannello di stoffa rettangolare, piegato e cucito con precisione, avvolto attorno al corpo e fissato con l’obi, una cintura che ne sottolinea la forma e l’equilibrio. L’abito rappresenta e custodisce trame di fili e di significati, racconta stagioni, status sociali, storie familiari e sensibilità estetiche, i motivi decorativi variano secondo i mesi dell’anno, gli eventi, i cicli della vita.
La mostra Trame. Pittura e Kimono esplora questo concetto unendo gesto pittorico e tessitura. Al centro del progetto c’è l’ensō, il cerchio zen e il filo che compone la trama del kimono, nasce da un movimento continuo, come un piccolo immaginario “ouroboros” (il serpente che morde la propria coda), mediante un percorso circolare che torna su sé stesso.
La mostra, invita il visitatore a leggere l’ensō come una trama invisibile che attraversa le opere, legando vuoto e materia, pittura e indumento, Oriente e Occidente, una linea tesa tra inizio e fine senza mai coincidere del tutto. Nella pittura il cerchio diventa spazio di contemplazione, nel tessuto è corpo e dimora del gesto.
La mostra è visitabile fino a domenica 24 agosto con ingresso libero.
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